Scuola

Acri-Alberghiero, prosegue la protesta

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Ieri terzo giorno di protesta degli studenti dell’Ipsia-Iti, con presidio e sit-in davanti alla sede della scuola. Qualcosa comunque si è mosso.
La Provincia ha infatti deciso di sistemare le cucine dell’Alberghiero nella sede dell’Ipsia, facendo opportuni spostamenti interni. A tal fine, ieri mattina è giunto ad Acri il geometra Emilio Iantorno, per un sopralluogo. Ma ieri era anche in programma la visita dei consiglieri comunali di opposizione, per capire con presa visione diretta la fattibilità della soluzione evocata dal sindaco Pino Capalbo, cioè razionalizzare gli spazi esistenti, prima di cercarne altri, e verificare la possibilità di allocare le cucine dell’Alberghiero, che sono ancora imballate e in attesa di essere allestite, proprio nell’Ipsia.
Subito dopo i consiglieri si sono recati nella sede dell’ex Tribunale, dove sono sistemati i ragazzi che frequentano l’Alberghiero e dove si trovano anche gli uffici del Giudice di Pace e dell’Inps.
La Provincia ha deciso, ma non è detto che questa sia la soluzione definitiva. Infatti il Dirigente Scolastico dell’Ipsia-Iti, Giuseppe Lupinacci, avrebbe in animo di inviare una comunicazione ufficiale al sindaco nella quale chiederebbe di allestire nell’ex Tribunale le cucine, impegnandosi a non richiedere spazi ulteriori nei prossimi anni, neanche se dovesse continuare il trend di crescita delle iscrizioni all’Alberghiero.
Perché questa soluzione possa realizzarsi, tuttavia, occorrono due condizioni: che il sindaco sia d’accordo e che la Provincia torni sulla sua decisione di mettere le cucine nella sede dell’Ipsia. Intanto ieri, in un comunicato, si è fatta sentire anche la voce dei ragazzi in protesta.
“Noi studenti – vi si legge – stiamo lottando per il nostro diritto allo studio, che ci viene negato dagli organi competenti. Vogliamo dare voci ai nostri problemi, che sono i seguenti: mancanza di un’adeguata struttura per i ragazzi dell’Alberghiero, che si ritrovano a svolgere le lezioni in un ambiente non adatto al loro corso e sono costretti nelle classi dell’indirizzo opposto al loro; di conseguenza i ragazzi degli altri due indirizzi presenti nell’Istituto si ritrovano costretti a rinunciare alle loro aule”.
La soluzione “fornitaci dai nostri superiori è quella di unire più classi, ritrovandoci aule di trenta o più studenti in quanto il Miur prevede un massimo di trenta alunni per classe e ciò va a penalizzare il corretto funzionamento delle lezioni e l’andamento scolastico dei ragazzi, oltre alla mancanza dei sistemi di sicurezza.
Ancora, mancanza “di docenti e di assenza di materiali nei rispettivi laboratori, in un istituto tecnico-professionale”.

Da “Il Quotidiano del Sud” del 23-11-2018 Piero Cirino


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