Acri – Beatificazione, una comunità in festa
Acri ieri finalmente si è appropriata della figura del Beato Francesco Maria Greco. Eppure la sua storia è legata a doppio filo con il centro presilano, ma prima della beatificazione Monsignor Greco non era una figura popolare tra la sua gente.
Gli acresi hanno finalmente conosciuto la sua storia e l’hanno sentita come propria.
Ieri la città, fin dalle prime ore del mattino, era una distesa di palloncini e bandierine bianche e gialle. Era una città in festa, nell’attesa di poter riaccogliere in serata il proprio Beato.
Una stima verosimile trasmette i dati di circa tremila acresi che ieri hanno raggiunto il prato e gli spalti dello stadio San Vito – Marulla di Cosenza, trasformato, per usare le parole del Cardinale Angelo Amato, pronunciate durante l’omelia, in una cattedrale. Molti hanno deciso di raggiungere Cosenza con l’auto, altri invece sono saliti su uno dei dodici pullman che da Acri sono partiti nelle prime ore del pomeriggio.
Altrettanti provenivano dai centri limitrofi, soprattutto arbereshe, per la natura birituale della congregazione delle Suore Piccole Operaie dei Sacri Cuori.
La comunità acrese ieri ha dato un significativo contributo di partecipazione, anche attiva, alla cerimonia. C’era si curiosità, c’era anche l’orgoglio campanilistico, ma quello che si respirava ieri era anche il significato più pieno di una beatificazione, che va ben oltre l’organizzazione dell’evento.
Nell’atmosfera di sospensione mistica, si sono sciolte anche le polemiche di chi voleva a tutti i costi la cerimonia ad Acri o di chi nei giorni scorsi si chiedeva il perché una figura simile non fosse poi tanto conosciuta tra la sua gente. Tutte valutazioni cui il tempo potrà dare la giusta dimensione. Il messaggio più pregnante è che finalmente Acri sa chi è Francesco Maria Greco, cosa ha fatto e cosa rappresenti.
C’era attesa anche tra quanti, per i motivi più diversi, nel pomeriggio non hanno potuto raggiungere Cosenza. Chi è rimasto ad Acri chiedeva continuamente a che ora fosse rientrata la reliquia. Un po’ come chi deve rimanere a casa, in attesa di poter accogliere il festeggiato. Quanto gli acresi si siano appropriati della figura del nuovo Beato è stato chiaro proprio al rientro, quando la festa si è sciolta in una straordinaria partecipazione emotiva all’evento, con il ritorno nella struttura che l’arciprete acrese aveva scelto come sede dell’ospedale Charitas da lui stesso fondato e che oggi ospita le Piccole Operaie dei sacri Cuori.
Acri avrà tutto il tempo per celebrarne il culto e diffondere il messaggio di beatitudine di Monsignor Greco, ma intanto si gode la festa di un giorno storico.
La comunità in questi giorni apre le porte ai tanti pellegrini che vorranno ripercorrere le tappe più significative del percorso terreno del nuovo Beato. Alcuni l’hanno fatto nelle scorse settimane, proprio come preparazione all’evento di ieri, altri invece sulla scia della curiosità suscitata dall’evento pure mediatico potranno raggiungere il centro presilano e conoscere più da vicino gli ambienti frequentati in vita dal Beato, fedelmente ricostruiti. Non è un caso che il comitato Pro Beatificazione non si scioglie, ma rinnova il senso della sua attività proprio nell’accoglienza dei fedeli, a supporto delle suore.
Piero Cirino
Da “Il Quotidiano del Sud” del 22-05-2016.