Acri-E’ dissesto finanziario
Nove voti a favore, otto contrari. Con questi numeri il consiglio comunale martedì, poco dopo le 22:30, ha intonato il de profundis finanziario dell’ente.
L’assemblea ha deliberato con i soli voti della maggioranza il dissesto del Comune e non poteva fare altrimenti, pena il commissariamento. E’ il portato della sentenza della Corte dei Conti, sia di quella regionale che delle Sezioni Riunite di Roma, che ha bocciato il piano di riequilibrio finanziario pluriennale, presentato dal Comune di Acri a luglio del 2014.
La discussione che ha accompagnato il voto è stata prevedibilmente intossicata da accuse incrociate che, in molte circostanze, hanno travalicato il limite della decenza.
Il sindaco Nicola Tenuta, nella sue relazione in qualità di assessore al Bilancio, è partito lancia in resta, accusando l’amministrazione Trematerra-Maiorano di aver determinato in larga parte le condizioni di “un malato terminale al quale abbiamo cercato di somministrare cure che non si sono purtroppo rivelate efficaci”. Non sono mancati gli addebiti al Partito Democratico, accusato di “non aver vigilato adeguatamente”, facendo una opposizione sterile.
Immediate le repliche dei due partiti. Per l’Udc, per bocca della consigliera Anna Vigliaturo, quelli di Tenuta “sono solo risentimenti personali, che nulla hanno a che vedere con una serena disamina delle motivazioni che hanno portato al dissesto”.
Per Pino Capalbo, “il fallimento di questo sindaco sta anche nella sua incapacità di operare, in questi anni, un’autentica pacificazione. Al contrario, ha disseminato solo veleni”. Il voto è contrario “per mettere fine a questa legislatura e andarcene tutti a casa, perché andare avanti così non solo è inutile, ma anche dannoso”.
In un clima esacerbato dalle accuse reciproche, che non sempre sono rimaste nell’alveo della traccia dell’ordine del giorno, si è consumata una delle pagine più amare della storia politica acrese. Per la maggioranza, il dissesto è riconducibile sostanzialmente alla gestione Trematerra-Maiorano, che in poco più di due anni avrebbe provocato danni inenarrabili. Le opposizioni ritengono invece che questo sia il risultato dell’incapacità dell’amministrazione Tenuta di redigere un piano di riequilibrio finanziario credibile, con l’aggravante dell’errore marchiano della doppia contabilizzazione sull’anticipo di liquidità della Cassa Depositi e Prestiti.
Il futuro per gli acresi si prospetta assai poco rassicurante, con una terna commissariale che si insedierà in pianta stabile per anni a Palazzo Gencarelli, un’amministrazione e un consiglio comunali condannati alla mediocrità dell’ordinario e una lunga campagna elettorale che, presumibilmente, terminerà nella primavera del 2018.
Da “Il Quotidiano del Sud” del 29-12-2016 Piero Cirino