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Acri-Fabio Curto, ormai un fenomeno sociale

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L’accesso in finale, nel popolare talent televisivo “The voice of Italy”, dell’acrese Fabio Curto va ben oltre il successo di un personaggio del momento.
Lo strabordante entusiasmo con cui la sua gente lo sta spingendo verso il traguardo varca ampiamente i limiti di un attaccamento campanilistico.
Certo, Fabio in queste settimane ha rappresentato un formidabile spot per Acri e la sua comunità, ma non è la vanità di sentir pronunciare sulle reti nazionali il nome della propria città a gonfiare il petto degli acresi.
Questo ragazzo, dai modi educati e dalle omeriche fattezze, non può conquistare circa l’80% dei consensi solo grazie agli acresi sparsi in tutta Italia o ai suoi corregionali. Le cifre sono molto più ampie. Tuttavia, al di là del successo nazionale, quello che emerge in tutta la sua evidenza è lo straordinario, e per molti versi inedito, calore della comunità presilana.
Non ci si meravigli quindi se qualcuno è addirittura mosso a cercare moventi di natura sociologica.
La vittoria nella semifinale canora di martedì ad Acri ha avuto un seguito mai visto prima. I concittadini di Fabio hanno seguito l’intera trasmissione sul maxischermo che l’amministrazione comunale ha fatto allestire nell’Area Gazebo. Subito dopo caroselli di auto e un coro di clacson hanno invaso le vie del centro.
I giorni che stanno precedendo le varie tappe televisive di questa avventura hanno avuto la capacità magnetica di riuscire laddove anche battaglie apparentemente più coinvolgenti avevano fallito: scaldare i cuori degli acresi. Eppure negli ultimi anni non sono mancati i successi di gente che qui è nata e da qui è partita. Acresi di successo, con prestigiosi riconoscimenti, ma questo entusiasmo ha altre connotazioni.
Non è solo la storia personale di Fabio, capace di mettersi in tasca la laurea e ricominciare da capo, seguendo la sua strada che lo porterà a vivere anche sotto i ponti di capitali dell’Est Europa, ad appassionare. Vista così la si potrebbe infatti racchiudere in uno stereotipo, di forte impatto mediatico, ma non in grado di dire la verità fino in fondo su questo successo.
Le lacrime di Roby Facchinetti di martedì sera dicono molto di più. Quelle ciglia bagnate hanno inumidito anche gli occhi di un’intera comunità che, più o meno consapevolmente, vede in questo fenomeno una sorta di riscatto, di orgoglio ritrovato. Fabio è riuscito a scuotere le coscienze addormentate di una città che si era assopita, anche quando c’era da rivendicare i diritti più elementari che le erano stati sottratti; a far comprendere che “ce la si può fare”. Ecco, Fabio è la frustata al torpore di una collettività che acquista coraggio e una rinnovata consapevolezza. Basta avvicinarsi ai capannelli in piazza o a una semplice conversazione al bar e il commento più comune è: “finalmente qualcuno in grado di farci emozionare”.

Piero Cirino
Da “Il Quotidiano del Sud” del 21-05-2015.


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