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ACRI: I Debiti Strangolano il Comune

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L’annuncio di una montagna di debiti da smaltire, fatto dal sindaco Nicola Tenuta in consiglio comunale, lascia una scia di inquietudine.
In base alle cifre snocciolate dal primo cittadino, il Comune ha una massa debitoria pari a oltre 19 milioni e 600 mila euro: 3 milioni e mezzo circa sono frutto di cifre sovrastimate o inesigibili alla voce crediti del bilancio dello scorso anno, quindi da non considerare come voci attive; 6 milioni e mezzo sono i debiti fuori bilancio, cioè senza copertura finanziaria, con una corposa presenza di bollette non pagate all’Enel; il resto sono debiti in bilancio, che hanno cioè una copertura finanziaria.
Dopo aver letto i contenuti degli indirizzi generali di governo, Tenuta ha in pratica detto: “Questo è ciò che vorrei fare, ma le casse non me lo permettono”.
Per i debiti “andrà fatto un piano di rientro da spalmare su più esercizi”. Insomma, riecheggiando Churchill, andiamo incontro a una stagione di lacrime, sudore e sangue.
Non mancano timori per i servizi essenziali, per i quali qualche campanello d’allarme è già suonato. Vi sono infatti diverse zone del territorio comunale al buio.
In pratica è seriamente a rischio la gestione ordinaria dell’ente pubblico. Non si era mai verificato un ritardo di due mesi, in questo caso poi rientrato, nella corresponsione degli stipendi ai dipendenti comunali ed è praticamente certo che, in assenza di una inversione di tendenza, la circostanza si ripeta anche in futuro.
Come ha annunciato il sindaco, al Comune non è ancora arrivata la tranche di trasferimenti statali di giugno, e questo incide in maniera significativa.
Il suo predecessore Luigi Maiorano ha poi ricordato che la sua amministrazione ha dovuto far fronte a oltre due milioni in meno di trasferimenti statali, mentre il costo dei servizi erogati aumentava a dismisura.
Insomma, c’è indubbiamente una condizione di sofferenza comune a tutti gli enti pubblici, ma è altrettanto lapalissiana una serie di errori che nel corso del tempo sono stati compiuti a livello locale.
E’ mancato il coraggio di fare scelte a medio e lungo termine, quindi impopolari, scegliendo di misurare in centimetri piuttosto che in metri.
Due esempi su tutti: Enel e Piano Strutturale Comunale.
Il Comune deve alla società dell’energia elettrica circa quattro milioni di euro, ma un Piano Energetico Comunale non c’è. Possibile che negli anni non si sia potuto far ricorso ad energie alternative? Che non si sia potuto realizzare un parco eolico o installare sugli edifici pubblici, in gran parte neanche accatastati, pannelli solari?
Non c’è stata amministrazione comunale che da vent’anni a questa parte non si sia prefissa l’approvazione di quello che un tempo si chiamava Piano Regolatore Generale e oggi è conosciuto come Piano Strutturale Comunale.
Nessuna c’è riuscita, e questo deve far riflettere sulla capacità di un’intera classe dirigente.
Oggi si paga sì un periodo di bassa congiuntura, ma anche la scarsa lungimiranza dimostrata nel tempo dai politici acresi.

fonte: Il Quotidiano della Calabria  del 04/08/2013


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