Acri-Oliverio ad Acri, tra mugugni e delusione
Mario Oliverio ieri sera ha lasciato il Palazzo Sanseverino-Falcone di Acri tra i mugugni, che solo a stento non si sono trasformati in aperta contestazione.
Il presidente della giunta regionale a queste latitudini ha sempre raccolto, nella sua lunga esperienza politica, ricche messi di voti, ma da qualche tempo non ha più lo stesso appeal sugli acresi.
Ieri ricorreva il secondo anniversario della sua elezione (23 novembre 2014) a capo dell’esecutivo regionale e Oliverio è giunto nel centro presilano suscitando un carico di aspettative sulla questioni aperte sul territorio acrese. Alla fine, su questi problemi, le cose più interessanti le dirà il capogruppo del Pd in consiglio provinciale Pino Capalbo, che, insieme ai saluti di Carmine Le Pera, segretario del circolo locale del Pd, e del consigliere regionale Mauro D’Acri, ha introdotto l’intervento del presidente.
La sala era piena, ma non ai livelli delle grandi occasioni. Per fare un esempio, c’era più gente lunedì scorso ad ascoltare il sottosegretario Sandro Gozi.
La gente era lì per sentire qualcosa sulla SS660 e la Sibari – Sila e si è sentita dire che “si sono persi due anni”. A proposito della prima, “non si è riusciti a trovare 200mila euro, a fronte di un investimenti di 12 milioni, per completare una galleria”, colpa di “una Provincia “cosenzocentrica”, che ha finalizzato i suoi interventi alla campagna elettorale, abbandonando i territori”. Sulla Sibari-Sila, “io avrei cercato una transazione con la ditta”, ma questo non è stato fatto.
Gli acresi aspettavano qualche novità sulle sorti dell’ospedale, ma “ho le mani legate. La Calabria in sei anni di commissariamento ha peggiorato le sue condizioni, perché la sanità è in mano a tecnocrati che se ne fottono di dare risposte alle comunità locali”. Gli emendamenti presentati alla Legge si stabilità potrebbero ridare ai presidenti la possibilità di essere loro stessi commissari, come lo erano un tempo, “perché la sanità va governata, invece in questi anni sono stati cancellati i servizi, ma non i costi dei servizi”. Circa i lavoratori precari in servizio nei Comuni, “abbiamo avviato una seria stabilizzazione”.
Per il resto, “abbiamo finora movimentato risorse per circa otto miliardi di euro, stiamo investendo fortemente in infrastrutture e abbiamo cancellato enti inutili e costosi, liberando risorse per lo sviluppo”.
Il presidente della giunta regionale ha aperto il suo intervento chiarendo di non essere venuto ad Acri per fare campagna elettorale per il “si” al referendum, ma ha concluso sostenendo la necessità di appoggiare questa riforma. Circa i suoi rapporti con il premier, “non ero e non sono un renziano, ma ho una mia precisa autonomia. Renzi comunque ha rimesso in moto il motore del cambiamento in Italia”.
Oliverio ad Acri ha sempre suscitato sentimenti contrastanti, tra chi lo considera uno di loro e chi invece il politico che ad Acri viene solo in occasione delle campagne elettorali. La manifestazione di ieri, iniziata con un’ora e quaranta minuti di ritardo, organizzata dal circolo locale del Partito Democratico, ha certamente certificato una crisi nei rapporti con questa comunità.
Da “Il Quotidiano del Sud” del 24-11-2016 Piero Cirino