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Acri-Predissesto, ok ai ritocchi

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Il consiglio comunale, al termine della seduta di venerdì pomeriggio, ha attivato la procedura che permetterà la rimodulazione o riformulazione del piano di riequilibrio pluriennale, il cosiddetto predissesto. Ha votato a favore la maggioranza. Per quanto riguarda le opposizioni, si sono astenuti i consiglieri che si richiamano al Pd (Pino Capalbo, Fabiana Fuscaldo e Maria Mascitti) ed Ester Manes; hanno votato contro Natale Viteritti e Luigi Cavallotti, del gruppo “Movimento Acri Democratica”; mentre Anna Vigliaturo si è allontanata dall’aula al momento del voto.
Quella votata venerdì è una possibilità, e non è detto che il Comune vi ricorra. Tutto ruota intorno alla pronuncia delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti, a Roma, presso cui il Comune ricorrerà, entro il prossimo 5 ottobre, chiedendo che venga ribaltata la sentenza della magistratura contabile regionale, che ha già bocciato il predissesto licenziato dal consiglio comunale nel luglio del 2014.
In sostanza: se il ricorso venisse accolto, significherebbe che il piano è valido e non c’è bisogno di rimettervi mano; qualora venisse respinto, il Comune sarebbe in dissesto. Ma se ci fosse la possibilità di qualche aggiustamento in corsa, il consiglio comunale non se l’è voluta precludere. A partire da ieri, il Comune ha novanta giorni per rimodulare il piano o per presentarne uno nuovo. Ammesso che sia necessario farlo.
Ad assistere il Comune a Roma sarà l’avvocato Gaetano Callipo, che ieri mattina ha incontrato il consiglio comunale, con il quale si è confrontato in vista della scelta della linea da seguire. Per quanto riguarda il dibattito in aula, al di là degli aspetti tecnici, non sono mancati gli spunti politici.
La maggioranza è ancora persuasa della bontà del piano bocciato dalla Corte dei Conti regionale e quindi si dice ottimista sull’esito del ricorso. Le opposizioni, al contrario, addebitano pesanti responsabilità proprio alla coalizione che governa la città, che quel piano lo ha voluto, con la collaborazione della fondazione Trasparenza. Al di là di questi aspetti, che stanno nel gioco delle parti, l’assemblea ieri era pervasa da una preoccupazione trasversale: la spada di Damocle di un dissesto che vanificherebbe tutti gli sforzi fin qui fatti e getterebbe un’ombra sinistra sulle finanze future dell’ente. L’eventuale dissesto porterebbe con sé conseguenze pesanti sulle prospettive future di crescita della comunità acrese, che sia maggioranza che opposizione, magari con sfumature diverse, vogliono scongiurare.

Da “Il Quotidiano del Sud” del 02-10-2016 Piero Cirino


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