Opinione

Buoni per la solidarietà alimentare, i numeri non tornano

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Qualcosa non torna sui numeri relativi alle domande pervenute al Comune e relative ai buoni per la cosiddetta solidarietà alimentare, per disposizione del Governo nazionale.

Ad Acri finora sono pervenute meno di 300 richieste. A naso, è già una cifra che fa riflettere, almeno chi conosce, sia pure in una visione d’insieme, il contesto sociale della comunità acrese. E’ vero, non possono produrre richiesta coloro i quali sono già beneficiari di altre forme di sostegno pubblico, quali reddito di cittadinanza, reddito di inclusione, indennità mensile di disoccupazione, indennità di mobilità, cassa integrazione guadagni e altre forme di sostegno previste a livello locale o regionale, tuttavia la cifra appare comunque decisamente bassa.

Possibile che in una comunità che, quantomeno sulla carta, perché in realtà sono meno, conta circa 20.000 abitanti, ci siano così pochi  nuclei familiari più esposti agli effetti economici derivanti dall’emergenza epidemiologica da virus Covid-19 e in stato di bisogno?

Solo per fornire un termine di paragone con una comunità che con quella acrese ha molti punti in Comune: a San Giovanni in Fiore sono pervenute al Comune circa 700 richieste.

Qual è il motivo per il quale una platea di potenziali fruitori più ampia rispetto a San Giovanni in Fiore, che fa poco più di 17.000 abitanti, non si è fatta avanti, risultando anzi dimezzata?

L’impressione è che la risposta possa essere cercata in una campagna informativa che sarebbe potuta essere certamente più efficace e che invece non c’è stata. E’ una ipotesi, e altre potrebbero essercene, ma non crediamo che ad Acri non ci siano più di trecento persone bisognose di aiuti alimentari in un periodo che mette a dura prova anche chi problemi simili non li ha mai avuti.

Piero Cirino


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