Due distinti film-documentari escono in contemporanea per celebrare i 40 anni dalla vittoria a Spagna 82
La Nazionale Italiana di calcio, nell’anno in cui incrementa il record negativo che non la vede partecipare alla fase finale del torneo per due edizioni consecutive, celebra i 40 anni dalla vittoria del suo terzo titolo mondiale, nella edizione di Spagna 1982; certamente la più suggestiva ed inattesa, diventata un momento indimenticabile nella memoria collettiva del nostro Paese: è un episodio che tutti i cinquantenni e oltre di oggi, ricordano perfettamente.
Eppure il viaggio della Nazionale in Spagna fu accompagnato da grandi polemiche; pressocché l’intera stampa italiana mantenne un atteggiamento diffidente nei riguardi del Commissario Tecnico Enzo Bearzot e dei calciatori. Il calcio italiano era appena stato investito dal ciclone dello scandalo cosiddetto del Totonero: scommesse clandestine che coinvolsero club, dirigenti e giocatori, i quali in accordo con la malavita organizzata truccavano i risultati delle partite. Per questo il Milan fu penalizzato con la retrocessione in Serie B e diversi calciatori (tra i quali spiccava Paolo Rossi) furono squalificati per alcuni anni.
Una delle scelte criticate a Bearzot fu proprio quella di aver convocato Paolo Rossi, che aveva appena terminato di scontare la sua squalifica. I giornalisti ci andarono giù pesante, tanto da far decidere alla squadra di entrare in silenzio stampa.
La Nazionale italiana forse più conosciuta di tutti i tempi composta da Zoff, Bergomi, Cabrini, Gentile, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani (una formazione che ancora oggi si snocciola a memoria), di cui facevano parte anche Dossena, Franco Baresi, Antognoni, Causio, Altobelli…
Gli Azzurri vennero inseriti in un girone piuttosto abbordabile insieme a Camerun, Perù e Polonia, pareggiando tutte le tre partite e qualificandosi come seconda a pari punti con il Camerun, ma avendo segnato un gol in più. Vennero, quindi, inseriti in un secondo mini girone d’inferno di tre squadre con il Brasile (che aveva il maggior numero di Campionati Mondiali vinti) e L’Argentina che era Campione del Mondo in carica. Questo contribuiva al diffuso scetticismo degli osservatori e anche dei tifosi.
Nonostante ciò, l’Italia batté prima gli Albiceleste per 2-0 e successivamente i Carioca con una memorabile tripletta di Paolo Rossi che, finalmente, si sbloccò ripagando la fiducia di Bearzot. E continuò a segnare: una doppietta alla Polonia, un 2-0 che portò la nostra Nazionale in finale contro la Germania dell’Ovest. La partita si giocò nel mitico Stadio Santiago Bernabeu di Madrid e la storia riporta che l’Italia vinse per 3-1 con reti di Rossi (ancora lui), Tardelli e Altobelli. E’ il mondiale dell’urlo di Tardelli, del Presidente della Repubblica Sandro Pertini che in tribuna agitando il dito indice dice Non ci prendono più!, di Paolo Rossi (divenuto Pablito) capocannoniere e miglior giocatore del Torneo, della voce rotta dall’emozione del cronista Nando Martellini che ripete per tre volte Campioni del Mondo a sottolineare che l’Italia aveva raggiunto il Brasile nel numero di vittorie mondiali, della partita di scopone tra Pertini, Zoff, Bearzot e Causio durante il volo di rientro sul l’aereo Presidenziale.
A ricordare tutti questi momenti e molti altri con l’aggiunta di immagini, foto e testimonianze, sono usciti contemporaneamente due distinti film-documentari: Il viaggio degli eroi curato da Manlio Castagna e narrato dall’attore Marco Giallini, che scava in una memoria lontana nel tempo, ma ancora condivisa, in grado di restituirci quella partecipazione come solo le imprese collettive riescono a fare. Il viaggio degli eroi è stato trasmesso da RaiUno ed è ancora disponibile sulla piattaforma RaiPlay. In proiezione al cinema per tre giorni, invece, Una Storia Azzurra diretto da Coralla Ciccolini che, oltre ai momenti entusiasmanti che più facilmente ci tornano alla mente di quella spedizione, ci riporta a com’era l’Italia in quel periodo, qual’era il contesto storico-sociale e ci svela i retroscena, lo spogliatoio, la sofferenza e la tenacia che portarono quel gruppo alla vittoria finale.
Un gruppo talmente coeso e affiatato che, ancora oggi, a distanza di 40 anni continua a tenersi in contatto attraverso una chat che si chiama proprio Campioni del Mondo.
Werner Altomare