“Ero solo una bambina”, gli studenti del “Falcone” incontrano Maria Lucente
Il 18 novembre, presso la sala consiliare del Palazzo Sanseverino Falcone di Acri, gli alunni dell’ITCGT-Liceo delle Scienze Umane “Falcone”, alla presenza del sindaco, avv. Pino Capalbo, hanno preso parte all’incontro, fortemente voluto dal Dirigente scolastico, prof.ssa Anna Bruno, con l’autrice, prof.ssa Maria Lucente, che ha presentato il libro dal titolo “Ero solo una Bambina”. L’opera, che ha la forma del Graphic Novel, è la storia illustrata di una testimonianza autobiografica, attraverso cui l’autrice tratteggia, a tinte fosche, gli episodi di violenza, fisica e psicologica, subiti all’età di soli cinque anni. Il racconto di questa esperienza dolorosa ha offerto lo spunto per riflettere e affrontare il delicato tema della violenza sui minori, problematica molto diffusa, ma al contempo difficilmente rilevabile, sia per i meccanismi culturali di minimizzazione e negazione del fenomeno, sia perché, caratterizzandosi all’interno di relazioni domestiche e/o amicali, rischia di restare inespressa e invisibile, ampliando ancora di più i danni sia sul piano fisico che psicologico delle vittime. Questo fenomeno molto complesso e di difficile rilevazione, contribuisce a fare dell’abuso un problema di salute pubblica, andando ad impattare pesantemente sul benessere fisico, morale e sociale delle vittime. Il dibattito che ne è scaturito, ha consentito all’autrice di mettersi a nudo, di sostenere con forza e dolorosa commozione il diritto di tutelare i minori. La professoressa Lucente ha sottolineato, inoltre, l’importanza di prendere coscienza di questa drammatica realtà, attivando sistemi di prevenzione, promuovendo attività di sensibilizzazione e supporto alle famiglie, al fine di mettere in atto buone prassi educative da condividere all’interno delle comunità educanti, quali le scuole, e sociali, come gli enti e le associazioni territoriali. Al termine dell’incontro, gli alunni hanno dimostrato molto interesse e, seppur con qualche timore a gestire le contrastanti emozioni che il racconto di una tale esperienza, inenarrabile e dolorosa, ha trasmesso loro, hanno saputo attivare strategie di riflessione attiva, che costituiscono il punto di partenza di una chiara presa di coscienza sull’importanza di raccontare determinati vissuti personali e, soprattutto, sulla necessità di chiedere e/o dare aiuto a quanti vivono situazioni violente e, all’apparenza, senza via di scampo. Solo così, dimostrandosi proattivi, disposti all’ascolto, attenti a leggere il pericolo, anche solo in sguardi sfuggenti o in altri flebili segnali del corpo, si potrà abbattere il muro di silenzio assordante che circonda, con la sua invisibilità, ogni vittima di violenza.