Il Dott. Guzzo, certifica il fallimento delle politiche sull’ospedale di Acri negli ultimi tre anni
Il Dott. Guglielmo Guzzo – responsabile della U.O.C. di Chirurgia e
Urologia del presidio spoke di Corigliano-Rossano, a cui era stata
affidata la responsabilità anche della U.O.S. di Acri – , con una
lettera lucida, analitica e impietosa, inviata ai vari responsabili
provinciali e regionali, getta la spugna circa l’incarico di gestire
la nostra chirurgia, richiamando ciascuno a responsabilità enormi. A
cominciare da chi, a livello locale, aveva il compito di gestire e
organizzare il tutto in modo da rendere funzionale una divisione, un
tempo fiore all’occhiello non solo per Acri. Cifre alla mano, il Dott.
Guzzo dimostra come il budget per la chirurgia sia sceso dai
433.892,00 euro del 2017 agli attuali 35.863,00 del 2020. E che
nessuno pensi di nascondersi e giustificarsi con la pandemia in atto.
Il declino, in termini di budget è stato progressivo dal 2017, è
proseguito l’anno successivo con un budget dimezzato a 214.990,00,
140.967,00 del 2019, fino alla cifra ridicola dell’anno in corso.
Sorvolando su altre problematiche di natura organizzativa interna, che
esulano dal nostro campo di osservazione, ci interessa, invece, porre
l’accento sul grido di allarme lanciato dal Dott. Guzzo. Le sue
parole, altamente qualificate, suonano come un atto di accusa verso tutti coloro che avrebbero dovuto migliorare la situazione,e in particolare la politica locale, incapace di
dare risposte e, in tempi recenti, capace solo di proclami e di
distruggere il già precario esistente. Le nostre perplessità circa la
distruzione della chirurgia per far posto al Covid Hotel trovano ampia
e qualificata conferma nelle parole del Dott. Guzzo.
La favola propinataci dal Sindaco e dai suoi accoliti, circa il rilancio dell’ospedale, si spegne di fronte alla
descrizione di un quadro desolante e assurdo. Cecità, incompetenze,
pressappochismo hanno rappresentato un mix micidiale, che sta dando il
colpo di grazia al nostro nosocomio con buona pace di qualche
sprovveduto esponente locale, di recente “promosso” da infermiere a
“Direttore sanitario”, che non meno di due anni fa paragonava
l’ospedale di Acri al Policlinico Gemelli. Senza contare la sponda di
qualche consigliere regionale che, dopo avere distrutto l’ospedale
nella sua città di origine e da lui amministrata, si è adoperato per
contribuire alla spallata alla nostra struttura.
L’uomo è ciò che fa e ciò che lascia. Ciò che questa amministrazione
comunale e i suoi vari sodali stanno lasciando ad Acri, altro neo è
che un cumulo di macerie che stanno coprendo e seppellendo ogni
speranza di cambiamento e di sopravvivenza per la nostra realtà.
Acri sogna