Il Papa riconosce le virtù eroiche di Suor Maria Teresa De Vincenti
Oggi Papa Francesco ha ricevuto in udienza il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Durante l’udienza, il Pontefice ha accolto il parere affermativo della Sessione Plenaria dei Cardinali e Vescovi Membri della Congregazione delle Cause dei Santi, circa il titolo di Dottore della Chiesa universale che conferirà a Sant’Ireneo, Vescovo di Lione.
Nel corso della stessa Udienza il Santo Padre ha autorizzato la medesima Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti:
– le virtù eroiche del Servo di Dio Francesco Saverio Toppi, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, Arcivescovo Prelato di Pompei o della Beatissima Vergine del Ss.mo Rosario; nato il 26 giugno 1925 a Brusciano (Italia) e morto il 2 aprile 2007 a Nola (Italia);
– le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Teresa De Vincenti (al secolo: Raffaella), Fondatrice della Congregazione delle Piccole Operaie dei Sacri Cuori; nata il 1° maggio 1872 ad Acri (Italia) e ivi morta il 23 novembre 1936;
– le virtù eroiche della Serva di Dio Gabriella Borgarino (al secolo: Teresa), della Società delle Figlie della Carità; nata il 2 settembre 1880 a Boves (Italia) e morta il 1° gennaio 1949 a Luserna (Italia).
Ecco chi era Suor Maria teresa De Vincenti.
La Venerabile Serva di Dio Maria Teresa De Vincenti (al secolo: Raffaella) nacque ad Acri (Cosenza, Italia) il 1° maggio 1872, in una famiglia appartenente alla media borghesia. All’età di 15 anni cominciò a frequentare la scuola di catechismo istituita dal Beato Francesco Maria Greco, parroco di San Nicola in Acri, e a dedicarsi ai fanciulli abbandonati e agli ammalati. Il crescente impegno pastorale della Venerabile fu osteggiato dai suoi familiari, che avrebbero preferito che la giovane coltivasse progetti matrimoniali. Nonostante queste opposizioni, perseverò nei suoi propositi di servizio del prossimo, continuando a collaborare con il Beato Greco e partecipando attivamente nel 1892 alla fondazione, ad opera dello stesso sacerdote, della Pia Unione delle “Piccole Operaie dei Sacri Cuori”.
Entrò a far parte del Terz’Ordine di San Domenico, impegnandosi a seguirne la Regola. Il 21 novembre 1894, indossò l’abito religioso ed emise la professione religiosa. Per qualche tempo, al fine di mantenere gli equilibri familiari, fu costretta ad essere “monaca in casa”, ma, nel 1898, insieme ad alcune compagne, si trasferì in una piccola abitazione, messa a disposizione da suo padre, per dare inizio alla vita comune basata sull’osservanza della prima Regola scritta dal Beato Greco. Il 17 febbraio 1902, il nuovo Istituto ricevette l’approvazione diocesana. Dopo la morte del Fondatore, nel 1931, la Venerabile fu eletta Superiora Generale. Con l’arrivo di nuove vocazioni, si prodigò ad allargare il campo apostolico delle attività dell’Istituto: dall’istruzione catechistica e primaria, ai ricoveri per gli anziani abbandonati, agli ospedali e alle scuole.
Rimase guida sicura della Congregazione, fino alla sua morte avvenuta ad Acri (Italia) il 23 novembre del 1936.
La Venerabile Serva di Dio visse una fede eroica che permeò costantemente la sua esistenza, le sue scelte, i suoi atteggiamenti e che nutrì con un’intensa vita di preghiera. Cercava di mantenersi sempre in unione con Dio, prediligendo la preghiera davanti al Santissimo Sacramento, dove rimaneva per lungo tempo assorta e raccolta. Nutriva anche grande devozione per la SS.ma Vergine e per i Santi. Desiderava intensamente poter annunciare la fede, con una disponibilità assoluta, che metteva in conto anche il martirio.
Visse concretamente la speranza come abbandono a Dio, anche nelle sofferenze. Aveva una fiducia illimitata in Dio, che la rendeva capace di mantenere la serenità nelle difficoltà. Confidava nella misericordia divina, cercando di accogliere la volontà di Dio in tutto ciò che viveva. La virtù della speranza la portò a mantenere lo sguardo verso le realtà future, senza per questo condizionare il suo impegno fattivo per le necessità e per i bisogni che scopriva intorno a sé.
Manifestò l’amore per Dio cercando di aderire alla Sua volontà, osservando le leggi della Chiesa, cercando di evitare anche le piccole imperfezioni.
L’amore verso il prossimo era il segno tangibile del suo cammino verso Dio. Aveva una singolare capacità di cogliere i diversi bisogni emergenti dalla realtà socio-culturale di Acri. Accogliente e premurosa, prestò aiuto nell’ospedale sorto nella Casa Madre e si adattava ai lavori di casa più umili.