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In sala il nuovo film del Maestro Ken Loach: The Old Oak, l’unico posto accogliente di un villaggio in cui arrivano alcuni rifugiati siriani

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Era stato presentato in anteprima ufficiale a maggio tra i film in concorso all’ultima edizione del Festival di Cannes ed è giunto nelle sale lo scorso fine settimana il nuovo film diretto dal Maestro Ken Loach dal titolo The Old Oak. L’ottantasettenne regista e sceneggiatore inglese aveva già vinto due volte la Palma d’Oro: nel 2006 per Il Vento che Accarezza l’Erba e dieci anni dopo con Io, Daniel Blake. Nel 2003 gli è stato assegnato il Leone d’Oro alla carriera dalla Mostra del Cinema di Venezia e nel 2014 la Berlinale gli ha riconosciuto l’Orso d’Oro alla carriera. In questa sua lunga carriera da regista, iniziata nel 1967 ha diretto una trentina di film che hanno vinto numerosi premi. Figlio di operai, politicamente impegnato nella sinistra estrema, ha riportato nei suoi film le storie, e le condizioni dei ceti sociali meno abbienti e le situazioni di disagio. Questo succede anche in The Old Oak, che lui dichiara essere, con estrema probabilità, il film conclusivo della sua carriera.

La storia, narrata con grande sensibilità e con una pervadente vena poetica, è stata scritta da Loach a quattro mani con il fedele Paul Laverty, suo collaboratore di lunga data, l’ambientazione è quella di una cittadina mineraria situata nel nord-est dell’Inghilterra dove, per via della crisi, le miniere stanno chiudendo e i giovani stanno abbandonando il villaggio, così che quella che un tempo era una fiorente comunità, si ritrova piena di rabbia, risentimento e senza un briciolo di speranza per il futuro, (come ci ricorda la rivista Coming soon).  Le case tornano disponibili a un prezzo economico aprendo le porte di un posto sicuro ai rifugiati siriani giunti in Gran Bretagna negli ultimi anni.  I rifugiati siriani sono civili che hanno dovuto fuggire dal loro paese d’origine, in seguito allo scoppio della violenta guerra civile. Per scappare dagli orrori del conflitto moltissimi tra loro hanno cercato accoglienza nelle nazioni limitrofe: Giordania, Libano, Turchia, Iraq. Successivamente buona parte di essi ha iniziato a cercare rifugio anche nei paesi dell’Unione Europea, giungendo fino in Inghilterra.

 Tommy Joe Ballantyne, detto T.J., è il gestore dell’unico pub del posto, The Old Oak che dà il titolo al film, che cerca di tenere aperto con caparbietà e buona volontà, ma rischia di perdere una parte degli avventori affezionati quando nel villaggio vengono accolti alcuni rifugiati siriani. In particolare TJ si affeziona alla giovane Yara appassionata di fotografia che ritrae scatti di quei luoghi.  Quando, a causa di un gesto di intolleranza la macchina fotografica, a cui tiene in modo particolare, viene distrutta, l’uomo si ritrova ad essere l’elemento di congiunzione tra le persone del luogo e i nuovi arrivati, nel tentativo di far sì che le due comunità possano trovare un modo per comprendersi e convivere. Ci riuscirà? E cosa accadrà del The Old Oak? C’è ancora tempo per scoprire al cinema l’epilogo della storia.

Werner Altomare


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