Incoerenza e trasformismo nelle inquiete acque della politica locale
Tirato per la giacca più volte, sono costretto a intervenire per fissare alcuni punti saldi, che considero invalicabili, non solo nell’agire politico ma anche in quello personale, convinto come sono dell’attualità della suddivisione dell’umanità che fece Leonardo Sciascia ne “Il giorno della civetta”. Non sta a me assegnare collocazioni in quella scala né mi piace rintuzzare ad attacchi personali, fatti per mezzo di monologhi privi di contraddittorio.
Il mio senso pratico mi porta a esplicare alcuni concetti, sfidando i trasformisti a rispondere sui fatti, precisando loro che non li seguirò sulla strada delle offese personali. Vorrei, pertanto, tentare di spersonalizzare gli eventi recenti, ponendo alcuni interrogativi di natura politica, che, sono certo – conoscendo il mio interlocutore da svariati decenni – resteranno senza risposta, per il semplice motivo che la “fuga”, in certe circostanze, è il sistema più comodo.
Nel mese di febbraio del 2017 sono stato contattato da chi intendeva riproporsi, ancora una volta, alla cittadinanza in vista delle amministrative. Mi veniva chiesto sostegno e appoggio per frenare quelli che venivano definiti come i “Lanzichenecchi”, persone etichettate come “senza scrupoli e amorali”, avverso i quali bisognava assolutamente muoversi. Conoscendo bene le dinamiche politiche locali, e ancor meglio il mio interlocutore, gli sconsigliai di candidarsi. Di fronte alla determinazione e all’irremovibilità della controparte, mi arresi e condivisi una battaglia nella quale, per la verità, credevo assai poco. Ci fu, quindi, la campagna elettorale con i toni a tutti noti, così come molti ricorderanno le invettive dirette da chi oggi si appresta a fare il salto della quaglia nei confronti dell’attuale squadra di governo cittadino.
Molti, insieme al sottoscritto, condivisero, alla fine, quella battaglia e i temi affrontati durante la campagna elettorale. Ci mobilitammo in nome di un principio e appoggiammo, non già la persona, ma ciò che quella candidatura rappresentava: un’alternativa a una concezione privatistica della politica. In nome di quella battaglia, il candidato di “Articolo 1” raccolse oltre 2000 consensi e guadagnò uno scranno in Consiglio, dove avrebbe dovuto portare le istanze di quella parte minoritaria di cittadini, che non si identificavano nel PD e in modo particolare in quello locale.
D’un colpo, come San Paolo sulla via di Damasco, c’è stata la conversione e i “Lanzichenecchi” sono diventati improvvisamente interlocutori validi e da sostenere. Paradossalmente, il tutto avviene, non a fronte della constatazione della magnificenza delle realizzazioni dell’amministrazione, ma nella fase peggiore del proprio percorso, quando la stessa si trova in mezzo a mille difficoltà. Tutte le argomentazioni della campagna elettorale sono cadute e si è arrivati al paradosso di un voto a favore, mentre, contestualmente, si definiva la propria posizione di “attesa”, non si sa bene di cosa e non vogliamo saperlo.
Il Consigliere di “Articolo 1” ha, ben inteso, tutto il diritto di cambiare posizione, ma non prima di un passaggio elettorale, che sancisca e, eventualmente, approvi la metamorfosi. Si abbia, inoltre, la compiacenza di non ammantare motivazioni personali con logiche e dinamiche politiche nazionali, peraltro in fieri. La campagna elettorale del 2017 ad Acri aveva una valenza tutta locale e chi si contrapponeva, ben lungi da rifarsi a dinamiche nazionali, lo faceva sulla base di motivazioni locali e negative sul candidato a sindaco del PD. Non si può chiedere il voto in nome di quella posizione e tradire quella fiducia e quel consenso, oggi, con motivazioni risibili e buttando alle ortiche la fiducia e il rispetto di oltre 2000 elettori di sinistra.
Una nota conclusiva sull’ultimo Consiglio comunale, nel quale la new entry dell’Amministrazione, in una concezione personalissima della democrazia e del rispetto, ha preteso 70 minuti, a fronte dei dieci degli altri consiglieri. In quel lungo e penoso monologo c’è tutto il fallimento politico di un uomo: a fronte delle accuse d’incoerenza di un Consigliere di opposizione si è limitato a rispondere come fece Craxi in Parlamento all’indomani dello scandalo di “mani pulite”. In pratica ha detto: “ voi mi accusante d’incoerenza, ma siete sicuri che nel vostro percorso siete stati sempre impeccabili?”. Quest’ultima dichiarazione ci ha dato il senso di tutta la vicenda: il consigliere di “Articolo 1” ha, in pratica, ammesso la sua incoerenza e ha detto agli altri “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”.
PS: A proposito di unità della Sinistra e delle accuse di disgregazione, rivolte al sottoscritto dal mio interlocutore, mi limiterei a citare un dato storico: il sottoscritto è stato candidato vincente nel 2005 di un Centro-Sinistra UNITO e, nel 2010, gli era stata riproposta la candidatura, sempre da parte di un Centro-Sinistra UNITO, che rifiutai. Ricordare cosa avvenne, invece, nel 2000 mi pare superfluo e poco garbato.
Come si può dedurre dal tenore del presente comunicato, ho usato motivazioni e argomentazioni politiche, cercando di spersonalizzare la vicenda, attendo e sfido il consigliere di “Articolo 1” a scendere nell’arena e a rispondere nel merito. In caso contrario, si accrediterebbe la tesi di una parte cospicua dell’elettorato, che ha più volte ritenuto il candidato non pronto per passare gli esami.
Elio Coschignano