La violenza sulle donne è un retaggio culturale che si può stigmatizzare anche attraverso il cinema. Lo fa Paola Cortellesi con la sua regia d’esordio
Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva e Antonia Maria Teresa Mirabal Reyes, nate a Ojo de Agua nella provincia di Salcedo in Repubblica Dominicana, tra il 1924 ed il 1935, erano conosciute con il nome clandestino di Las Mariposas (le farfalle). Erano nate da una famiglia benestante di contadini e avevano avuto la possibilità di istruirsi e già da giovanissime si erano messe in testa di contrastare con gran determinazione il governo dittatoriale di Rafael Leònidas Trujillo Molina, il quale, salito al potere nel 1930, gestiva la nazione e le finanze come un vero e proprio padrone, torturando e uccidendo chi era contro di lui. Le Farfalle fondarono un movimento rivoluzionario clandestino al quale aderirono moltissimi oppositori del dittatore.
Il 25 novembre 1960 la jeep su cui viaggiavano le farfalle, è stata oggetto di un’imboscata su preciso mandato del dittatore Trujillo. Mercedes, Minerva e Maria Teresa sono state picchiate, violentate, strangolate e gettate in un fosso nel tentativo di far sembrare la loro morte un incidente.
Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che il 25 novembre di ogni anno sia celebrata in tutte le nazioni la «Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne»
A proposito della celebrazione di questa giornata e di visione patriarcale nella nostra cultura, di cui molto si sta dibattendo in questi giorni, è possibile ancora vedere al cinema il film d’esordio alla regia di Paola Cortellesi C’è Ancora Domani, con lei stessa protagonista insieme a Valerio Mastandrea. Il film è stato presentato ufficialmente al Festival del Cinema di Roma, dove ha ricevuto la menzione speciale al premio per la migliore opera prima, il premio del pubblico e un premio speciale della giuria. La storia è ambientata nel nostro secondo dopoguerra e la scelta stilistica della Cortellesi di girare in bianco e nero, rievoca con ancor maggior nitidezza i ricordi della vita, della quotidianità, del contesto sociale di quel periodo storico, al tempo stesso drammatico e carico di speranza verso il futuro.
Paola Cortellesi ha pure scritto la sceneggiatura insieme a Giulia Calenda e Furio Andreotti in una rappresentazione che diventa didascalica con la capacità di rivolgersi a tutti, non solo alle spettattrici, ma anche al pubblico maschile, spiegandoci che non solo la protagonista Delia è la vittima di un ambiente patriarcale, ma anche Ivano si trova ad esserne (suo malgrado?) prosecutore generazionale; Valerio Mastandrea riesce a far emergere nella sua interpretazione quel tanto di sensibilità da non farcelo odiare completamente, ma non per questo riesce ad ottenere la nostra assoluzione.
In più, la narrazione ci racconta quanto il fenomeno del sopruso maschile ai danni delle donne fosse trasversale tra i ceti sociali nei confronti di quelle che (a dirla con una battuta di Ottorino Santucci, padre di Ivano, interpretato dal bravo Giorgio Colangeli): “…hanno il difetto di rispondere”. Altri interpreti Romana Maggiora Vergara, Vinicio Marchioni, Lele Vannoli, Paola Tiziana Cruciani.
È un film che farà bene anche alle nuove generazioni per capire cosa hanno dovuto subire le loro nonne e per riflettere sul fatto che le stesse cose non debbano essere vissute dalle loro sorelle.
Werner Altomare