Maysoon Majidi, il comunicato di solidarietà de “La casa di Abou Diabo” e “Liberaccoglienza Ets” raccoglie adesioni e consensi
In occasione del Festival “Frontiere”, sui temi delle migrazioni e dell’accoglienza, organizzato dall’Associazione Migrantes, dall’11 al 14 aprile 2024 a Cosenza, gli operatori de “La Casa di Abou Diabo” e soci di “Liberaccoglienza ETS” hanno presentato e letto un comunicato di solidarietà nei confronti della attivista per i diritti umani Maysoon Majidi, kurdo-iraniana, in fuga dalle persecuzioni in Iran e tratta in arresto, con custodia nel carcere di Castrovillari, al suo sbarco sulle coste calabresi. Hanno aderito a questa iniziativa di solidarietà per sensibilizzare alla libertà della attivista anche le seguenti realtà sociali oltre i proponenti “La Casa di Abou Diabo” (SAI/MSNA) e “Liberaccoglienza ETS” di Acri:
Mediterranea Saving Humans;
Associazione Culturale Multi-etnica “La Kasbah”;
Associazione Moci Cosenza;
Associazione Stopborder Violence;
Associazione Biblioteca delle Donne “Fata Morgana” Cosenza;
Cooperativa “Le strade di casa”.
Maysoon Majidi, kurdo-iraniana, è un’attrice, regista e attivista per i diritti umani in Iran e collaboratrice di varie organizzazioni che difendono tali diritti. In seguito all’assassinio di Mahasa Amini, da parte della polizia morale del regime degli Ayatollah in Iran, Maysoon Majidi è sbarcata sulle coste calabresi il 31 dicembre 2023 e tratta in arresto con l’accusa di ritenere favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aver distribuito pasti e mantenere la calma a bordo dell’imbarcazione durante la traversata del mare Jonio e per tale motivo le viene pregiudicata la richiesta di protezione internazionale. Nonostante già sia dovuta scappare dal suo Paese, dove ha subito minacce e torture, le motivazioni della sua custodia cautelare, secondo i magistrati, fanno riferimento al pericolo di fuga. Ma quale pericolo di fuggire se l’attivista vuole chiedere protezione internazionale proprio all’Italia e le viene impedita dalle accuse a suo carico? La sua fuga dall’Iran è dipesa proprio dalla necessità di chiedere protezione ad un altro Paese per sfuggire alle persecuzioni e alla condanna a morte in quanto donna, kurda ed attivista. Il caso di Maysoon Majidi rientra nelle storture delle leggi italiane sull’immigrazione e la presunzione di colpevolezza espressa dalla carcerazione, invece che quella di innocenza costituzionalmente prevista e contenuta nella Dichiarazione dei Diritti Umani del 1948. La Casa di Abou Diabo esprime solidarietà a Maysoon Majidi poiché nessun individuo debba essere ritenuto clandestino e chiediamo la sua libertà e quella di tutti gli attivisti per i diritti umani.