Quale ospedale per Acri?
In più occasioni, come consiglieri di opposizione, abbiamo denunciato le gravi criticità e carenze, come quella di personale medico e paramedico, riguardanti l’ospedale di Acri. Abbiamo più volte affermato che bisognava assolutamente intraprendere una battaglia condivisa fra maggioranza e minoranza, anche con il coinvolgimento dei sindaci del comprensorio della Valle del Crati, affinché il nostro presidio venisse ricollocato urgentemente in una nuova rete ospedaliera con lo scopo di superare il vincolo di ospedale disagiato di montagna.
Sempre puntuale la risposta dell’attuale maggioranza a smentire le nostre perplessità e a confermare che l’ospedale non avesse carenze e criticità paragonandolo più volte al Gemelli di Roma. L’elenco era lungo, primi fra tutti il day surgery – interventi erogati in regime di ricovero diurno, pronto soccorso potenziato, ambulatorio di oncologia.
Ora all’improvviso alcune cose che erano fiore all’occhiello di Acri non servono più!
In questa battaglia, per realizzare ad Acri il reparto Covid-19 riscontriamo molta confusione e poca coerenza.
Un valzer di proposte che dimostra sì un impegno ma a quale prezzo?
Consapevoli della grave situazione sanitaria e del fatto che è giusto che i pazienti Covid trovino allocazione in qualche presidio, ci chiediamo quale beneficio trarrà il nostro ospedale da tutto questo? Perché come luogo per allocare il reparto Covid viene scelto il piano adibito alla chirurgia del nuovo padiglione ad oggi funzionale rispetto ad altri reparti che attualmente sono dismessi? Perché sacrificare il reparto di chirurgia? Quale beneficio avrà l’utenza di Acri? Gli acresi dovranno rivolgersi ad altre strutture sanitarie, anche private?
E’ palese a tutti che gli ospedali Covid non possono erogare altre prestazioni, i percorsi devono essere completamente svincolati, corridoi, scale, ascensoridevono essere tutti funzionali al reparto, altrettanto lo devono essere i laboratori (radiologia, tac), pertanto succederà che non potranno più essere garantite molteprestazioni. Succederà che saranno interrotte le prestazioni sanitarie chirurgiche e a fine emergenza che cosa succederà? Quale sarà il futuro del nostro presidio ospedaliero? La nostra preoccupazione è che la chirurgia non esisterà più, il personale verrà spostato, perdendo di fatto il reparto di chirurgia e tutti i servizi annessi.
In molti consigli comunali, il sindaco e al consigliere Sposato, tessevano le lodi del reparto di chirurgia e si vantavano del fatto che venisse potenziato perché grazie al day surgery sarebbero state garantire molte prestazioni chirurgiche, quelle stesse prestazioni che oggi invece si decide di sacrificare. Il sindaco invoca la democrazia e la coesione tra maggioranza e minoranza in consiglio quando servono le firme sulle delibere, per poicalpestare quella democrazia tanto invocata e decantata.
In questo momento a nostro avviso era prioritario valutare, supportati anche dal personale sanitario che da anni lavora nel nostro ospedale e conosce le dinamiche meglio di altri, se la struttura del nostro presidio fosse adatta ad ospitare i malati Covid.
Invece di chiedere di trasferire ad Acri alcuni reparti e prestazioni per decongestionare l’ospedale di Cosenza, si decide di fare il contrario: accogliamo malati Covid così da dare sollievo all’ospedale di Cosenza sacrificando di fatto quanto di meglio c’è nel nostro presidio. Bella vittoria!!!
Il sindaco invece di invitare qualcuno ad accomodarsi fuori dalle stanze del potere, bene avrebbe fatto a convocare, non solo tutti i consiglieri, ma soprattutto gli operatori sanitari che vivono e conoscono bene la realtàdel nostro presidio e che, meglio di altri, darebbero un contributo nell’interesse generale di tutta la collettivitàmettendo da parte l’imminente campagna elettorale.
Chi di dovere faccia chiarezza anche su un’altra questione non di poco conto. Considerato che l’ospedale di Acri è inserito nello Spock di Corigliano-Rossanodecisioni di una tale rilevanza dovrebbero essere assunte in accordo con quei vertici, ci risulta invece che la direzione non abbia autorizzato in alcun modo l’accoglienza di malati Covid presso il nostro presidio ospedaliero e che venga addirittura disconosciuta la presenza presso il nostro presidio di un direttore facente funzione.
In conclusione invitiamo il sindaco a rivedere la scelta di allestire il reparto Covid-19 al nuovo padiglione sacrificando la chirurgia che di certo verrà smantellata, chiediamo di aprirsi ad un confronto democratico con tutti i cittadini e soprattutto con gli operatori sanitari nell’esclusivo interesse della collettività.
Anna Vigliaturo, Emilio Turano, Maurizio Feraudo, Marco Abbruzzese, Luigi Caiaro, Giuseppe Intrieri