Rino Gaetano, “Ma il cielo è sempre più blu”.
Rino Gaetano era nato a Crotone il 29 Ottobre del 1950 da una famiglia che viveva a Cutro, tornata in Calabria dopo un periodo di sfollamento, a causa del secondo conflitto mondiale, a Dolo in provincia di Venezia, dove è nata la sorella Anna. All’anagrafe era iscritto come Salvatore e veniva chiamato spesso Salvatorino, di cui rimase poi il diminutivo “Rino”.
La famiglia si trasferì a Roma nel 1960 quando Rino aveva 10 anni e dove è cresciuto. Tra la fine degli anni 60 e l’inizio degli anni 70 ha cominciato a frequentare il mondo della canzone Capitolina, scrivendo e cantando brani con lo pseudonimo di Kammamuri’s, anche perché non era particolarmente convinto delle sue capacità di cantante, era più soddisfatto, senz’altro, del suo modo di scrivere, che sin dall’inizio si presentava goliardico, a volte demenziale. Rino si è sempre sentito uno spirito libero e ha riportato questa sua intima libertà nei suoi testi ironici e dissacranti, che hanno trattato temi sociali, politici come in “Nuntereggae più” che è stata più volte censurata o come “Ma il cielo è sempre più blu” che risulta tuttora attualissima.
“Ma il cielo è sempre più blu” è anche il titolo che è stato scelto per il film per la TV, diretto nel 2007 da Marco Turco, prodotto da Claudia Mori. Il film parte dal 1970 quando Rino, ventenne, il cui ruolo è stato affidato a Claudio Santamaria, cominciava a farsi notare e a fare le sue prime audizioni, sostenuto dal manager Alfio Cerioni (interpretato dal bravo Giorgio Colangeli) che aveva intravisto nel cantautore grosse potenzialità, espresse attraverso uno stile originale, di rottura sia nei testi che nelle melodie che anche nelle performance.
Rino è stato un personaggio eclettico e non ha perso occasione per dimostrarlo. Nel film emerge anche un animo inquieto, un rapporto conflittuale con il padre (interpretato da Nicola Di Pinto) e l’abuso di alcool. Proprio questi ultimi elementi hanno fatto infuriare la sorella Anna, che li ha trovati per niente aderenti alla realtà, portandola anche a querelare Antonello Venditti, amico di Rino, che in un’intervista aveva ventilato l’ipotesi di uso di cocaina da parte di Gaetano, attribuendola come possibile concausa dell’incidente che ne causò la morte. Nel film è riportata anche una scena in cui il cantautore si rifiutò di cantare in playback in una trasmissione TV, in realtà quell’episodio è avvenuto al Disco Estate 79 di Rieti.
L’incidente della sua morte è avvenuto il 2 Giugno del 1981 alle quattro di mattina, mentre era alla guida della sua auto sulla via Nomentana a Roma; ha invaso la corsia opposta, probabilmente per un malore o un colpo di sonno ed è stato investito da un camion che non poté evitarlo. Venne trasferito, già in coma, al Policlinico Umberto I che non aveva le strutture necessarie per intervenire e contattò altri cinque ospedali, senza trovare posti disponibili. Quando riuscirono finalmente a trasferirlo al Policlinico Gemelli, Rino morì. Naturalmente, il fatto suscitò molte polemiche. Tutto questo era stato curiosamente profetizzato dal cantautore in un testo da lui scritto e mai pubblicato, dal titolo “La ballata di Renzo” in cui dice: “La strada era buia, s’andò al San Camillo e li non l’accettarono forse per l’orario; si pregò tutti i Santi ma s’andò al San Giovanni e li non lo vollero per lo sciopero”.
Si ipotizzò anche, per la sua morte, un complotto dei servizi segreti Italiani e Americani, per via dell’elenco dei nomi e dei fatti che lui aveva citato nelle sue canzoni e che sarebbero dovuti rimanere segreti. Le scene dell’incidente, nel film non sono state mostrate, però sui titoli di coda ci sono i giornali dell’epoca che ne riportano la notizia.
Werner Altomare