Stefano Massini vince il Tony Award
Il lungo lockdown ha tenuto al buio le ribalte dei teatri mondiali, particolarmente quelli Newyorkesi, perché in quella città quando dici teatro si traduce Broadway: il quartiere nel distretto di Manhattan, dove esiste la più grande concentrazione di teatri al mondo. Tra questi lo storico Radio City Music Hall, incastonato nel complesso del Rockfeller Center, che è ritornato ad ospitare la cerimonia di consegna del più prestigioso premio internazionale per il teatro, sebbene circoscritto alle produzioni messe in scena proprio a Broadway: il Tony Award. Per importanza e fascino è paragonato agli altri premi celebrati dallo show-biz americano, l’Emmy per le produzioni televisive, il Grammy per la musica e l’Oscar per il cinema. E’ stato pure coniato l’acronimo “EGOT” (formato dalle iniziali dei premi), per indicare quegli artisti che nella loro carriera li hanno vinti tutti e quattro, una sorta di “grande slam”. Quell’elenco ad oggi conta soltanto 17 persone.
Il Tony, secondo per longevità solo all’Oscar, così come gli altri premi, viene suddiviso in categorie. Nato nel 1947 per ricordare Antoniette Perry, detta appunto Tony, artista e co-fondatrice dell’American Theatre Wing, l’associazione che da allora assegna i premi.
Dunque il ritorno alla consegna in presenza dei Tony Awards si è rivelato un momento di particolare gioia per il nostro Paese perché, per la prima volta nella storia, un drammaturgo italiano si è aggiudicato il premio: il fiorentino Stefano Massini, un trionfo senza precedenti per il nostro teatro, grazie all’opera “The Lehman Trilogy” che è stata capace di conquistare il Tony Award in cinque categorie: per il miglior testo teatrale, per la miglior regia all’inglese Sam Mendes il quale ha già vinto l’Oscar per American Beauty, per il miglior attore al britannico shakespeariano Simon Russel e ancora per le migliori luci a Jon Clark e la migliore scenografia a Es Devlin.
Riconoscimenti che giungono dai critici a confermare il successo che l’opera, scritta da un italiano con ambientazione e protagonisti americani, aveva già riscontrato nel pubblico che nel corso degli anni è andato a vederlo. The Lehman Trilogy ha debuttato in Francia nel 2013, è giunta in Italia al Piccolo di Milano nel 2015, sotto la direzione di Luca Ronconi, ultima regia prima della sua morte, per poi calcare i palcoscenici internazionali fino a giungere nell’Ottobre del 2021, al Nederlander Theatre di Broadway. Massini ha una passione smisurata per il teatro, come lui stesso ribadisce al TG1
The Lehman Trilogy racconta la storia della famiglia Lehman cominciata con l’arrivo a New York nel 1850 di tre fratelli di origine ebrea, provenienti da una cittadina della Germania: Henry, Emanuel e Mayer, che trasferitisi nel sud degli Stati Uniti, fanno valere le loro abilità nel commercio aprendo un negozio di stoffe che col tempo sostituiscono col caffè poi con lo zucchero, quindi col carbone e infine la nuova frontiera del progresso: l’industria ferroviaria. I fratelli mettono su famiglia, i figli prendono il posto dei padri e poi i nipoti fino a diventare una delle più potenti in America che ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo e alla successiva crisi del sistema finanziario e capitalistico di Wall Street, fino alla famosa quanto drammatica bancarotta del 2008 della Lehman Brothers.
Dopo la comprensibile e condivisibile soddisfazione per i prestigiosi riconoscimenti, Stefano Massini, che ha tratto il lavoro teatrale dal suo stesso libro “Qualcosa di Lehman” pubblicato per Mondadori, sta già lavorando al progetto di una versione televisiva seriale, un modo per far giungere al grande pubblico un’opera finora riservata ad una platea seleziona.
A noi non resta che attendere…
Werner Altomare