Territorio comunale a fuoco.
Notte di fuoco, nel senso letterale del termine, sul territorio comunale. A partire dalla tarda serata di sabato, in successione ben cinque focolai di incendi hanno illuminato a giorno vaste porzioni a ridosso del centro cittadino. Ancora questa mattina due canadair hanno accompagnato il risveglio degli acresi e dei turisti presenti in città con un incessante via vai, necessario a completare le operazioni di spegnimento. Al momento sembra che tutti gli incendi siano stati spenti, con continui sopralluoghi degli uomini della protezione Civile, guidati dal responsabile Giuseppe Barone.
Il primo è stato segnalato, prima delle ore 23:00 di sabato, sulla SS660, non distante dalla frana di Serra di Buda. Dopo qualche ora di lavoro le fiamme erano state domate, ma neanche il tempo di tirare il fiato che venivano segnalati ben altri quattro roghi. Due di questi imponenti e potenzialmente pericolosissimi, anche perché avrebbero potuto raggiungere delle abitazioni, cosa che non è avvenuta grazie all’intervento tempestivo degli uomini impegnati nelle operazioni.
Il primo è partito dalle coste del Mucone, nei pressi della vecchia strada che porta nella vallata. Da qui è risalito per incontrare un altro focolaio, unendosi in un unico fronte che puntava pericolosamente verso i Cappuccini. Successivamente interesserà anche la zona in alto del Serbatoio e di località Mammana. Questo è stato uno dei più tenaci e ha richiesto un notevole sforzo delle squadre a terra e dei velivoli.
In sostanza, pur essendoci stati cinque focolai, sono stati tre i fronti che i Volontari del Gruppo di Protezione Civile, i Vigili del Fuoco di Rende, i Carabinieri di Acri, la Protezione Civile comunale, le squadre di Calabria Verde e i due canadair inviati hanno dovuto fronteggiare.
E’ in corso una ricognizione dei danni e per capire l’origine di questo ennesimo attacco al territorio. Non c’è il crisma dell’ufficialità, ma che si sia trattato di un autentico atto criminoso sembra acclarato dalla logica più spicciola. Sarebbe difficile altrimenti spiegare l’innesco di cinque focolai quasi contemporaneamente.